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Malattie cardiovascolari responsabili di un terzo dei decessi nei Paesi Ocse. Raccomandazioni ai Governi per ridurre la mortalità
Il Professor Luigi Tavazzi, Direttore scientifico GVM Care & Research, tra gli autori del documento
Pur in contesto mondiale di evidente diminuzione della mortalità per malattie cardiovascolari, i risultati di rilievo ottenuti rischiano di essere vanificati nei prossimi anni dal vertiginoso aumento dell’obesità e dalla scarsa aderenza ai protocolli raccomandati. L’allarme è stato lanciato in occasione del rapporto Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e arriva dagli stessi autori del documento: per ridurre ulteriormente il numero dei decessi, occorre insistere su stili di vita sani, prevenzione e gestione integrata dei pazienti.
“Le patologie cardiovascolari – scrivono gli autorevoli estensori del dossier, tra i quali è annoverato il Professor Luigi Tavazzi, Direttore scientifico di GVM Care & Research, - sono la causa di un terzo delle morti nei Paesi Ocse. Del resto, l’incremento dei casi di diabete provoca un notevole carico di morbilità e disabilità, derivante dalla perdita della vista, dall’insufficienza renale e da un’altra serie di complicanze. Considerate insieme, queste due condizioni rappresentano circa il 40 del per cento del ‘peso’ di malattia globale nell’area di riferimento”.
Pertanto, valutato l’impatto delle malattie cardiovascolari e del diabete, è indispensabile – aggiungono i fautori della ricerca – definire nuove politiche sanitarie “mirate a migliorare il percorso terapeutico e a eliminare i gap tra un Paese e l’altro”.
Vediamo più da vicino alcune delle raccomandazioni rivolte agli esponenti politici dei rispettivi Governi.
1. Dal 1985, nell’area Ocse la mortalità cardiovascolare è stata abbattuta in media del 50 per cento, con un minimo del 30 ed un massimo del 60. Da qui i primi interrogativi. Come mai una simile disparità di traguardi? Che ruolo hanno giocato i sistemi sanitari e l’attività legislativa dei vari Paesi? Le domande, più che legittime, tengono in debita considerazione un altro aspetto: le proiezioni future indicano come la mortalità cardiovascolare una volta raggiunta la fase di plateau (il miglior risultato raggiungibile, ndr), tornerà a crescere specie nelle giovani generazioni a causa dell’obesità e del diabete.
2. Uno stile di vita non corretto è tra le principali cause scatenanti le malattie a carico del cuore e dell’intero sistema circolatorio: fumo, obesità e diabete fanno schizzare verso l’alto il pericolo d’infarto ed ictus. Fondamentale, dunque, la proattività amministrativa nei confronti d’iniziative rivolte alle persone affinché compiano scelte - alimentari e non - più salutari; e ciò investendo in prevenzione, informazione e strategie sia per la popolazione nel suo complesso che per le categorie più esposte e fragili.
3. Un facile accesso alle cure primarie è valore imprescindibile di ogni network sanitario, oltre ad essere la chiave di volta nel contrastare, efficacemente, l’avanzare delle patologie cardiovascolari; nella gestione della malattia diabetica e più in generale nella prevenzione e promozione della salute. Di grande importanza, allora, la diagnosi precoce del diabete e dei fattori predisponenti le sindromi cardiache.
4. Nonostante i progressi compiuti nella cura della malattie cardiovascolari, i pazienti continuano ad ‘appesantire’ l’attività del Pronto Soccorso e degli ospedali per ricevere terapie salva-vita e prestazioni di alto livello. Una pressione – sottolineano gli autori – che nel breve e medio termine non è previsto s’attenui. L’auspicio messo nero su bianco è che le autorità deputate al controllo promuovano la diffusione, su scala omogenea, delle migliori pratiche di trattamento degli episodi acuti sull’intero territorio nazionale.